Comune di Casella - portale istituzionale

Monumenti

Una breve visita di Casella (durata 1 h. circa) può partire dalla stazione del Trenino, posta ai piedi dell’abitato presso il complesso sportivo costituito dalle Piscine, dal Palasport, dal campo da calcio, dai pubblici giardini. Nell’antico quartiere Braia è possibile vedere, sia pure mutilato, un superstite esempio di “Casella”, termine da cui deriva il nome del paese. Si tratta di una costruzione in pietra, costituita da un piano terra (dove trovava spazio la stalla) collegato tramite una scala esterna ad un piano superiore (dove viveva la famiglia). Tale costruzione, connotata da due aperture (una a tutto sesto, l’altra a sesto acuto) oggi otturate, dovrebbe risalire alla prima metà del XVI secolo.

La piazza XXV Aprile, autentico simbolo di Casella, si caratterizza per lo stile uniforme conferitole dagli edifici che la delimitano. Era questo lo spazio dove si teneva il mercato delle merci che giornalmente venivano scaricate dai mulattieri in transito lungo le vie dei Feudi Imperiali e di fondovalle. Non a caso, nel documento che ne attesta l’anno di costruzione, il 1691, gli edifici che fanno da corona alla piazza sono definiti “Case del mercato”. Ad ovest si erge il Palazzo Fieschi, la cui torretta reca un fregio oggi illeggibile e due resti di meridiane; i due stemmi di facciata sono quelli connotanti i territori dei Feudi Imperiali affidati ai Fieschi, situati al confine con la Repubblica di Genova; all’interno del palazzo assai suggestiva è la corte, di forma quadrata, a cielo aperto.

Dalla parte opposta della piazza si colloca il Palazzetto, struttura che ancora oggi ha conservato la propria vocazione commerciale essendo occupato da negozi e ristoranti. Il legame fra i due edifici è sottolineato dal fatto che, un tempo, chi arrivava in paese da ponente doveva obbligatoriamente entrare, attraversare ed uscire dal Palazzo principale, transitare quindi per la piazza e incanalarsi per l’archivolto corrispondente nel palazzo minore e di qui uscire in aperta campagna. Il tutto con l’evidente scopo di controllo e di pagamento del pedaggio.

Un terzo edificio, coevo ai due appena descritti, è la Casa del Macello, oltre la grezza ma bella fontana in pietra locale detta “di Montemaggio”.

Risalendo per via De Negri, contornata dalle case che presentano ormai solo labili tracce della decorazione pittorica, si giunge al piazzale della chiesa, ombreggiato dai grandi ippocastani; subito a sinistra si nota la massiccia e allungata forma dell’Oratorio di S. Antonio Abate, la cui prima pietra fu posta l’11 maggio 1556; all’esterno piuttosto spoglio e tutto sommato anonimo, corrisponde un interno caldo e raccolto, con il pavimento in cotto e le “banche” in castagno su cui sedevano i confratelli nelle loro adunate di preghiera e di discussione di opere caritatevoli.

Numerosi i ricordi e pure gli oggetti di questo luogo tanto caro ai casellesi: i secolari “stampi” per le Focacce di S. Antonio (vendute anche ai giorni nostri, il giorno 17 gennaio e la domenica successiva a questa data), l’urna per l’ elezione del Priore, i settecenteschi piatti in peltro per la raccolta delle offerte, le mazze pastorali dei santi Antonio e Stefano in argento cesellato, i “tabarrini” in velluto cremisi, i grandi Cristi processionali e tante altre reliquie del tempo andato.

In fondo al piazzale, fresca di restauro (1994), si staglia la solenne facciata della chiesa di S. Stefano, la cui edificazione, su progetto di “mastro” Simone Scaniglia, risale agli anni 1718-1722: di rigorosa pulizia architettonica, a pianta ellittica, secondo la moda del tempo, l’interno dell’edificio ha una lunghezza pari al doppio della sua altezza; la chiesa – un tempo interamente bianca – cosicché risaltava il gioco di luci e ombre determinato creato dalle nicchie e le dorature degli stucchi, oggi si presenta interamente affrescata da pittori lombardi che vi lavorarono negli anni 1922-23: la volta presenta scene della vita di S. Stefano, la Gloria Celeste, la Vergine e Santi.

Agli altari laterali sono da notare, (secondo a destra) il gruppo ligneo della Crocifissione (forse della fine del sec. XVIII) e di fronte a questo la statua marmorea della Madonna del Rosario (1839).
Gli altari, sia quelli marmorei sia quelli in stucco risalgono al XVIII secolo.Pure settecentesco è il bel Crocifisso all’altar maggiore (1724 circa) e – nella nicchia absidale – la statua lignea di S. Stefano, scolpita dallo scultore Francesco Ravasco nel 1769 e di fresco restauro (1999).

Da non perdere in sacrestia una Natività attribuita alla scuola di Domenico Fiasella e una Visitazione di Giovanni Andrea de Ferrari, entrambi della metà del sec. XVII).

A proposito del campanile cfr. la ricerca di Luca Dellacasa.

Di interesse paesaggistico sono le numerose frazioni di Casella: Carpeneta a nord verso Montemaggio, è un tipico borgo contadino con al centro della piazzetta una moderna edicola dedicata alla Madonna della Guardia.

Avosso è posto invece ad est del capoluogo, dove la Brevenna sfocia nel letto della Scrivia.

La chiesetta, costruita nel 1843 lungo la strada per Montoggio, è dedicata a Nostra Signora della Neve.

Pagine collegate

Ultima modifica: 29 Maggio 2019 alle 14:30
Non hai trovato quel che cerchi? Contattaci
torna all'inizio del contenuto