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Territorio

L’origine e lo sviluppo di Casella sono legati alla particolarità del sito geografico: posto nel cuore dell’Appennino Ligure, il borgo sorse nell’ampia piana creata dal fiume Scrivia, che qui allargava il suo letto, formando un vasto bacino.

Pur non disponendo di particolari fonti storiche o materiali di epoca antica, è probabile che al tempo di Roma repubblicana, il paese si trovasse già alla confluenza di due importanti arterie viarie: la strada detta poi Via dei Feudi Imperiali in senso Nord/Sud e la perpendicolare Via di Fondovalle; entrambi gli itinerari erano battuti dai mercanti e dai loro convogli che trasportavano il sale marino e altre merci dai magazzini del porto di Genova alle città padane, fino a Milano.

La Via di fondovalle attraverso la val Trebbia, si collegava alla romana Via Emilia. A testimonianza dell’antichità di questi itinerari, ricordiamo che il 25 agosto 1923, in occasione dei lavori per l’apertura della Ferrovia Genova-Casella, venne ritrovato a Molinetti, a breve distanza dal passo della Crocetta di Orero e quindi da Casella, un tesoro costituito da circa 3000 monete (dracme e oboli di produzione ligure) databili fra il IV e il I secolo a.C.

La storia medievale di Redigabio, antica denominazione di Casella (la prima citazione è del 1196), è strettamente legata a quella del feudo di Savignone, da cui – dopo un periodo di subordinazione al Vescovo di Tortona – il centro dipese sino alla soppressione dei Feudi Imperiali, nel 1797. In particolare, su questi territori si estese il dominio della nobile famiglia dei Fieschi, dapprima direttamente e poi subordinatamente all’egida imperiale degli Asburgo.

Casella attraversò un periodo di particolare floridezza economica, coincidente con un considerevole aumento demografico, dopo il 1678, anno in cui il feudo venne diviso nelle due porzioni autonome di Savignone e di Crocefieschi. Casella divenne allora il polo commerciale del feudo di Savignone, centro che mantenne il comando politico.

Dal punto di vista religioso, Casella e la sua chiesa pievana furono da sempre dipendenti dalla Diocesi di Tortona (notizie dal XII secolo).
I più antichi documenti conservati presso l’Archivio Parrocchiale risalgono alla metà del XVI secolo, epoca in cui visse Prete Domenico da Dovadola, vero organizzatore della vita sociale oltreché religiosa del paese, come dimostra l’erezione dell’Oratorio di S. Antonio Abate (11 maggio 1556) e la sua organizzazione secondo la regola istituita dal prete stesso.

Un episodio particolarmente funesto nella vita della Casella del Settecento è rappresentato dal totale incendio subìto ad opera dei genovesi il 17 febbraio 1747. L’accusa mossa ai casellesi era quella di aver favorito le truppe asburgiche di Maria Teresa d’Austria.

L’Ottocento fu il secolo che vide sorgere a Casella la grande “villeggiatura” dei più bei nomi della borghesia genovese; fu allora che il paese divenne una “piccola Svizzera” e la sua piazza, allora intitolata a Re Umberto I, il salotto estivo della Valle Scrivia.

Risale al secondo ‘800 e all’inizio del ‘900 la proliferazione delle belle ville immerse nel verde del centro e delle frazioni (Stabbio, Casettana e Vallegina).
Anche le più modeste case di abitazione dei residenti furono oggetto di questo rinnovamento, soprattutto dal punto di vista decorativo: moltissime sono infatti le case che recano ancor oggi le tracce di decorazioni in stile liberty/eclettico in facciata (si vedano via De Negri, e via Poggio per esempio).

L’epoca d’oro di Casella si estende al pieno Novecento, grazie anche all’eccezionale impulso creato dalla costruzione della Ferrovia Genova-Casella: il primo “trenino” arrivò al vecchio capolinea ancora al di là del fiume, accolto dalla locale Banda Musicale, domenica 1° settembre 1929. E’ solo agli inizi degli anni ‘30, con la costruzione del ponte “Vittorio Veneto”, che il Trenino oltrepassa la Scrivia è giunge nel centro del paese.


Nel secondo dopoguerra, scelte amministrative che miravano più all’aumento demografico che non alla conservazione dell’assetto storico del paese, determinarono la costruzione di vari condominî dallo stridente impatto ambientale (es. zona antistante il piazzale della Chiesa o zona di via Mandelli, presso Ca.Ri.Ge.); le ingiallite fotografie d’epoca ci mostrano paesaggi armoniosi e angoli caratteristici, nostalgiche immagini di un paese che non esiste più.

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Ultima modifica: 29 Maggio 2019 alle 14:33
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